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17 Countires by Eurail Pass

Racconti d'Europa

. Viaggio in Ucraina (Roberto D.)

. Cipro 2000 un'avventura in bicicletta (Luca)

. Una Mosca non turistica (Fabrizio)

. Islanda: ghiaccio e fuoco (Alessandro)

. Moscenka Draga in Croazia (Luca)

Viaggio in Ucraina di Roberto

Fare un viaggio nei paesi dell'est Europa ?sempre stato uno dei miei sogni di viaggiatore, quando ne ho avuto la possibilit?devo dire che non ? stato facile metterlo in pratica. Organizzare un viaggio in Ucraina, sopratutto in quel periodo non ?cosa semplice, ma tra mille garbugli finalmente il 22 gennaio,io ed il mio compagno di viaggio, siamo riusciti a partire. La meta era l'Vov, la vecchia Leopoli che si estende in mezzo alle pianure monotone dell'Ucraina. Dopo ben 3 giorni di viaggio attraverso Slovenia, Croazia, Ungheria, Slovacchia, Polonia, siamo riusciti ad arrivare alla frontiera Ucraina dove abbiamo trovato alcune difficolt?con il passaggio (vari pedaggi, attese ecc...), appena ripartiti siamo andati incontro ad un mondo quasi surreale, una lunga fila di espatrianti che si erano accampati appena fuori dalla frontiera, e qu?abbiamo risconrato subito le pessime condizioni in cui versano le strade dovute anche allo spesso starto di ghiaccio che le ricopriva; per fare quei 70 Km circa che separano la frontiera dalla citt?ci abbiamo messo pi?di 2 ore, ma apena arrivati ci siamo dimenticati la sfaticata e ci siamo resi conto di essere capitati in una splendida citt?e che meritava la fatica per arrivarci. Dopo un ottimo e ristoratore sonno in albergo il giorno dopo si decide per una visita della citt?e dintorni al mattino, una passeggiata nel centro storico al pomeriggio...pi?facile a dirsi che a farsi! Infatti alle 9 del mattino,nonostante la bellissima giornata, il termometro segnava 28 gradi sotto zero, quasi non ci credevo. Fortunatamente avevamo indumenti adatti, anche se quel tipo di freddo molto secco devo dire che non da molto fastidio. L'Vov ?una citt?stupenda, facendo un giro in macchina nei dintorni capisci di essere in un'altro mondo, dove tutto ?diverso da quello che sei abituato a vedere, si riesce ancora a percepire l'alone dei vecchi regimi che vengono soffocati con non poche difficolt?dagli ucraini di oggi. Non mi aspettavo di provare simili emozioni, ogni viaggio te ne provoca di diverse, ma questo era diverso, forse perch?avevamo superato delle difficolt?che ci erano sembrate insormontabili, ed eravamo riusciti ad arrivare in un posto che appagava tutte le nostre apettative. Nella passeggiata nel centro storico ci siamo resi conto pi? da vicino delle condizioni in cui versa questo paese: vi sono gravi difficolt?economiche e sociali e si riesce subito a capire che la rinascita economica dopo l'indipendenza del 1991 e molto, molto difficile. In ogni caso ne quartiere pi?ricco esistono vetrine piene di oggetti, alcuni negozi sportivi con marchi famosi e anche un Mc'Donald. Le cose cambiano molto quando si entra nei quartieri pi?poveri, venditori ambulanti che vendono di tutto, carne, frutta, vodka... Anche al mercato si pu?trovare di tutto, dalle vecchie divise agli alimentari, spesso sfusi all'aperto e qualsiasi altra cosa possa essere venduta. Il giorno dopo siamo ripartiti per il lungo viaggio ( altri 3 giorni) di ritorno passando ancora per la Polonia, Cracovia, Repubblica Ceca, Slovacchia,Bratislava e poi attraverso l'Austria siamo rientrati in Italia. Con un p?di nostalgia e tanta voglia di ritornare per poter visitare anche la capitale Kiev abbiamo fatto il punto della situazione: ?stata indubbiamente una gita difficile, non sapevamo nemmeno a cosa di preciso andavamo incontro visto che non avevamo mai fatto gite del genere; nessuno ci sapeva dare informazioni dettagliate sulla situazione delle strade in quel periodo, sugli eventuali problemi che avremmo incontrato in frontiera, ma nonostante tutto ?stata un'esperienza eccezionale ma sopratutto indimenticabile, difficilmente riuscir?a non tornarci.

"The road to Cypro"di Luca

L'imbarco della bicicletta

Per trasportare una bicicletta in aereo questa deve essere parzialmente smontata, la ruota anteriore deve essere tolta e fissata al telaio, il manubrio deve essere girato e fissato da un lato le gomme devono essere sgonfiate e i pedali tolti.
Vi suggerisco di recuperare del cartone magari da un negozio di moto ed avvolgere il tutto fissandolo con del nastro da pacchi e fascette.
Ricordate che la bicicletta normalmente viaggia gratuitamente solamente se ?il solo bagaglio; informatevi comunque presso la vostra compagnia aerea per eventuali ulteriori obbblighi. 

Il Tragitto

Ho percorso quotidianamente circa 100/120 km. questo, considerando il bagaglio ed il tipo di bicicletta, una mtb, richiede una cera preparazione in particolare perch?l'isola ? un continuo saliscendi.

Le tappe 

1) giorno, Larnaca-Nicosia-Pedoullas, forse la tappa pi?dura con la scalata al Trodos, ho dormito all'Hotel "Two flawuers" all'inizio di Pedoullas; per circa 40.000 lire camera e colazione, bell'ambiente ?anche possibile cenare.

2) giorno Pedoullas-monte olimpo-Limassol, la salita tira bene fino alla fine, ho trovato vento e pioggia; speravo di trovare qualcosa di particolare sull'Olimpo ma c?solo una stazione meteo; mi sono fermato allo sci club per un caff?( stesso prezzo che all'Hotel Posta a Cortina).Proseguendo verso Limassol ?una lunga discesa; giunto in citt?trovo sistemazione all'hotel Continental, sul lungomare, un vecchio albergo che sicuramente avrebbe bisogno di una sistemata, non lo consiglio.Limassol ?una cittadina tipicamente turistica che ricorda molto, come le altre citt?che ho visitato, la Spagna pi? inflazionata,  si estende lungo il litorale.

3) Limassol-Agios Giorgios (Pafhos) ?forse il trato pi?bello che ho percorso a Cipro, un continuo saliscendi lungo la strada B5  con panorami mozzafiato, siti archeologici e spiagge solitarie; ho deciso di non fermarmi a Pafhos ma di proseguire per circa 15 km. verso l'Akamas, mi fermo ad Agios Giorgios all'Hotel Jerossidis camera e colazione per circa 40.000 lire; una struttura recente e ben tenuta con ristorante di buona qualit?

3) Agios Giorgius-Akamas-Pafhos ?la giornata pi?bella, finalmente senza bagaglio posso scorrazzare attravarso l'Akamas; una grande penisola incontaminata groviglio di sentieri e paradiso della mtb. E' questa a mio avviso la parte pi?bella di Cipro, spiagge meravigliose; la zona di Lara in particolare, parco naturale delle tartarughe ? fantastica ( attenzione non ?possibile fare il bagno di sera ed alla fine di luglio e agosto per l'arrivo delle tartarughe che depongono le uova;eventuali ombrelloni non possono comunque essere piantati a meno di 20 mt. dalla riva).Nel tardo pomeriggio recupero il bagaglio e proseguo per Pafhos, mi sistemo all'albergo Veronica circa 65.000 lire camera e colazione; l'albergo ?discreto ma ottima ?la colazione self-service.

4)Pafhos-Limassol e dintorni, soggiorno all'hotel Pie Bech circa 75.000 lire ottima sistemazione di fronte alla spiaggia.

5)Limassol-Larnaca ormai sono stanco

6)Si ritorna a casa 

Riepilogando

Che dire di Cipro? E' inglese paradiso degli inglesi, sono i turisti pi?amati e considerati tutto ?ritagliato per loro; negozi, ristoranti: i piatti sono serviti con le immancabili patatine fritte e Jacked poteto (patate al forno servite intere con buccia e salsa)  il pane ?accompagnato dall'immancabile burro a parte, camerieri e commessi hanno comunque per i sudditi di sua Maest?una parola in pi?
Le cittadine pi?turistiche Limassol, Larnaca e Pafhos ricordano la Spagna e onestamente data la differenza di prezzo se ?questo che cercate forse Cipro non fa per voi.
Il Trodos ?affascinante ma forse chi ha visto le alpi ne rimarr?deluso.Nulla da salvare? Qualcosa mi ha veramente colpito, l'Akamas le sue spiagge i suoi sentieri; se siete fortunati non incontrerete nessuno e vi sembrer?di essere il primo a mettere i piedi in questo paradiso.

Consigli
A mio avviso la vacanza migliore a Cipro ?fuori stagione maggio ?nbsp;il mese ideale.
Personalemente abbinerei alla vacanza balneare un itinerario culturale, i siti archeologici non mancano come le abbazie del resto.
Dove andare?Io tornerei ad Agios Giorgios magari affittando un fuoristrada; per una jeep suzuki si spendono circa 120.000
al giorno, Pafhos ?vicina e la sera troverete un p?di gente.

Informazioni
Scrivendo con un certo anticipo all'ente nazionle del turismo di Cipro vi verr?inviata gratuitamente una documentazione completa sull'isola: cartine, inserti e l'elenco degli alberghi.
Con questo ho concluso e saluto tutti ma vogli prima ringraziare il Team Aerelli Bike di Montegrotto (PD) per la preparazione della bicicletta.  

                                                                            D'AGOSTINI Luca

Una Mosca non turistica di Frabrizio

Giovedi' 15 Giugno 2000
Partenza
2498 Km. ?la distanza tra Londra e Mosca che appare sul mio portatile quando finalmente lo accendo per registrare le mie prime memorie su questo viaggio nella nuova Russia. Da circa due ore stiamo sorvolando un compatto lago di nuvole e finora non sono riuscito a dormire e neppure a leggere molto a lungo. Come al solito sono caduto preda di quel senso di eccitazione che mi coglie quando lascio il paese dove vivo per immergermi nella cultura e nel modo di vivere di un posto nuovo. Quel bellissimo fremito che preclude a nuove scoperte e nuovi mondi.
Siamo appena entrati nell'ex territorio sovietico e dal finestrino si susseguono campi coltivati e spazi incolti colmi di alberi e vegetazione. Da parecchio tempo si vedono solo enormi macchie di diverso verde che dominano il paesaggio. Mi viene da pensare alla vastita' di quello che e' stato l'impero sovietico e alla sfida di governarlo con un potere cosi' altamente centralizzato. Penso alla politica di Stalin, alle acrobazie di ingegneria sociale compiute per tenere insieme queste terre e queste persone cosi' diverse tra di loro. Intanto sotto di me le foreste hanno quasi totalmente preso il posto di ogni piccolo spazio coltivato. Mi chiedo se in un diverso paese, un diverso gruppo di persone sarebbe riuscito a far funzionare l'utopia socialista. Poi mi rendo conto di tutte le politiche di repressione usate e capisco una cosa. Qualunque tipo di goveno che si propone soltanto di riempire le pancie delle persone senza alimentare alcun tipo di stimolo culturale e' destinato a fallire. Tremo per il nostro capitalismo.
Sposto le lancette dell'orologio chiedendomi se il tempo che trovero' sara' spostato all'indietro soltanto di ore oppure di anni. Il servizio offerto dalla Aeroflot e' stato finora impeccabile e devo ammettere che mi sento un po' deluso. Mi aspettavo di trovare gia' sul volo un po' di leggendaria durezza socialista, mentre invece sembra di stare su di un aereo di una qualsiasi compagnia occidentale. Probabilmente i voli internazionali sono quelli dedicati al "business", ai capitali esteri, che sembrano essere per ora l'unica risorsa della Russia. Per questo tanta cura ?stata messa nel dare una parvenza di organizzazione e di professionalit?al viaggiatore.  Il simbolo luminoso che indica di allacciare le cinture di sicurezza si attiva. Il comandante parla in una lingua misteriosa. Le piccole televisioni si ritraggono e tutti si preparano per la discesa. Ora il comandante parla in inglese. Tra poco vi verra' mostrata la Russia con tutto il suo fascino e i suoi misteri. Tenete le cinture allaciate.

Venerdi' 16 Giugno 2000
I russi
Visitare gli altri paesi essendo ospiti di amici invece che di un anonimo albergo, da' la possibilita', a volte preziosa di conoscere in presa diretta come le persone vivono.   Nel nostro caso il primo contatto con la Russia e' attraverso Denis, il nostro ospite, e Dima, un suo collega.
Denis viene dalla Crimea e il suo aspetto tradisce le sue origini meridionali, capelli corvini e carnagione scura ne fanno un russo atipico. Il resto, cappellino da baseball, modo di parlare e abitudini alimentari vengono direttamente dagli Stati Uniti, testimoniando cosi' la nuova ondata di ammirazione per l'occidente ricco cresciuta dopo la caduta del comunismo. Denis ama andare in snowboard ed e' appena tornato dal Canada dove, dice lui, fino a dieci anni fa non avrebbe mai neppure pensato di poter andare. Ovviamente e' un entusiasta della fine del comunismo, sistema di governo che secondo lui ha portato soltato poverta' e repressione. Non sembra comunque interessarsi troppo di politica e ogni discorso che inizio sull'argomento, cade dopo poche battute.
Dima invece e' una vittima del cambiamento improvviso, della velocita' con cui il modello capitalista si e' inserito nel tessuto sociale russo. Ha enormi e spessi occhiali che gli seminascondono il volto, guarda sempre per terra quando parla e passa il tempo rinchiuso in un suo mondo fatto di alcool e musica techno. Cerca di non mangiare mai e le calorie necesssarie le prende a sufficienza dice lui, dall'alcool, nel quale va a finire anche gran parte del suo stipendio mensile. Nonostante tutto questo, traspare subito paarlando con lui una grande intelligenza e una spiccata sensibilita', che lo hanno reso un bersaglio piu' facile per i pericoli del rapido cambiamento sociale russo.
La macchina che ci porta in citta' dall'aeroporto e' guidata da Dima. Il fatto che abbia appena preso la patente, unito alla stranezza del personaggio, ci fa un po' dubitare della sicurezza del viaggio. Quasi per confermare questi nostri dubbi Dima urta subito il paraurti della macchina di fronte, scatenando le ire del giovane proprietario russo. Tutti scendono e il problema viene risolto mediante pagamento in contante dei danni. Ci viene poi spiegato che in Russia l'assicurazione automobilistica non e' obbligatoria e che quindi quasi nessuno ce l'ha. Quando c'e' un problema si decide quanto pagare e si regola subito il conto. Mi sento sollevato. Non tutta la vecchia Russia e' sparita nel nulla...

Domenica 18 Giugno 2000
Ore 5am
A San Pietroburgo ci sono le notti bianche e a Mosca poco ci manca. Pero' a nessun russo viene neppure in mente di mettere una qualsiasi tendina per impedire alla luce di entrare invadente dalle finestre e cosi' eccomi ad osservare il soffitto in una torrida mattina d'estate.
Il mio sguardo si sofferma sullo stile dell'arredamento e non riesco a fare a meno di notare alcune particolari incoerenze. L'appartamento non sarebbe brutto di per se', se non fosse stato lasciato nella piu' totale incuria da mesi. I rubinetti gocciolano, le pareti si scrostano e la polvere invade ogni cosa. Mancano gli oggetti piu' fondamentali per cucinare e in bagno non c'e' carta igenica. Sul grande mobile del salotto spicca per? ogni sorta di meraviglia elettronica, negata da generazioni alla massa che ora si riversa a comprarla furiosamente. Televisore, videoregistratore, stereo, minidisc, tutto nuovo di zecca e delle marche migliori. L'improvvisa libert?negli acquisti dei russi viene utilizzata per comprare tutto quello che gli ?sempre stato negato invece che migliorare ci?che si aveva gi? La meraviglia di un nuovo televisore, val bene mobili rotti e rubinetti gocciolanti ai quali ormai ognuno ha fatto l'abitudine da anni. Tutte le porte di casa sono chiuse ad doppie porte e le macchine sono protette da allarmi sofisticatissimi. Peccato che le case dentro cadano a pezzi e che le macchine non riescano neppure ad accendersi.
Queste incoerenze si manifestano anche nello stile di vita. Nessuna attenzione viene data al cibo, mentre l'alcool, simbolo di liberta' e strumento di divertimento, viene esaltato con riti quasi religiosi. Durante il nostro primo fine settimana a Mosca veniamo traspostati da un locale all'altro, peraltro eccezionali nella loro originalita', alla ossessiva ricerca di una liberazione ricercata nell'imitazione del consumismo. Il rituale ?sempre lo stesso, dopo poche ore, a volte meno, ci si stufa di un locale, si esce all'aperto, si ferma la prima macchina che passa e si chiede all'autista di portarci in un altro posto. Chiunque viene fermato acconsente. Mi viene da pensare che il traffico notturno di Mosca sia composto esclusivamente di tassisti improvvisati.
Per fortuna, quando ormai ci sentivamo trappola di un mondo gia' noto, Sasha, un collega di Denis dall'aria romantica e poco occidentale, letteralmente ci convoca in una saletta tranquilla del club di turno e inizia a comunicare con noi.  " Prima non si stava meglio - risponde alle nostre invadenti domande sulle condizioni attuali a Mosca - ma neppure adesso si sta meglio.  Il cambiamento ?stato veloce e si ?portato dietro anche la nostra capacit?di reagire. I pi?furbi si sono arricchiti, ma gli altri rimangono a guardare un mondo che non conoscono danzare veloce davanti ai loro occhi e non sanno cosa fare. "
Sacha, come Denis, ?stato a Londra a lavorare per un anno ed ?l?che l'ho conosciuto.   "I primi tre mesi che ero l?- mi dice - sono stati eccezionali. Ero euforico, uscivo sempre, potevo fare ci?che volevo e mi perdevo ad osservare le meraviglie dell'offerta che gi?iniziavano ad arrivare anche in Russia. Poi per?ho iniziato a sentirmi in un mondo non mio e a stare male. Non capivo il mio ruolo. Alla fine non vedevo l'ora di tornare. Ma anche i primi tre mesi di ritorno a Mosca sono stati terribili. Faticavo a riabituarmi a ci?che mi era mancato cos?tanto a Londra."
Mentre Sacha racconta, Denis si unisce al gruppo, e il racconto si fa sempre pi?scialbo, sempre meno critico e pi?banale. Sospetto che la paura dei commissari di partito, dei delatori, che era cos?forte durante gli anni del regime, sia rimasta nella mente delle persone e cos?anche oggi nessun russo si fida pi?a parlare e lamentarsi di fronte ad altri russi.

Marted?20 Giugno 2000
La citt?br> Strano, pensavo che camminare per le strade di Mosca mi sarebbe sembrato romantico, che avrebbe avuto un sapore ottocentesco, e mi avrebbe comunicato la grandezza di un impero, anche se ormai decaduto. Mi aspettavo colori impressionisti, musiche barocche, testimonianze di antichi splendori. Invece ci?che mi accoglie subito ?il grigio non-colore che domina su tutto. I palazzi, le strade piene di polvere, persino il cielo nel mezzo di un estate torrida, non lasciano ai colori una via di scampo. Le strade a sei corsie nel mezzo della citt? colme di sferraglianti Lada contribuiscono non poco a questo senso di inferno industriale che mi disorienta. La Piazza Rossa ?grande, imponente, ma la sua rigidit?geometrica e il suo spoglio rigore militare, riescono ad annullare anche la divertente fantasia della cattedrale di S.Basilio.
La differenza tra i negozi del centro citt?e quelli di periferia ?disarmante. Gi?a due fermate di metropolitana dalla Piazza Rossa si hanno serie difficolt?a distinguerli dalle abitazioni delle persone e la parola "scelta" non ha pi?un significato. Il centro citt?invece ?un rigogliare di marche e nomi noti, i soliti nomi noti. La colonizzazione consumista sembra essere gi?ben avviata e i turisti vengono depositati a decine a comprare oggetti che a casa loro costano la met? Denis mi indica fiero un terribile contro commerciale al cui sviluppo ha contribuito ancxhe la nostra compagnia. Mi prende una sottile tristezza. ?facilissimo, soprattutto per un turista ben equipaggiato di valuta straniera, entrare nei negozi, nei grandi magazzini, in tutti qui templi del consumismo fioriti a centinaia nella nuova era del capitalismo russo. Ci?che ?pi? difficile ?uscire. Trovare il modo per lasciare il negozio e' un'impresa cosi' difficile che si finisce per passare davanti a tutti i banchi, a tutta la merce e probabilmente a comprare qualcosa.

Gioved?22 Giugno 2000
Il trionfo sovietico oggi
La Russia ?passata attraverso un cambiamento incredibile, questo lo sanno tutti. Per chi ci va oggi, la curiosit?pi?grande ?forse quella di vedere come era ieri, la sua grandezza, il suo potere, i risultati di quell'incredibile esperimento di ingegneria sociale chiamato Unione Sovietica. Appena fuori Mosca c'?un posto che potrebbe offrire tutto questo. Si chiama "L'Esposizione Universale dei Trionfi dell'Economia Sovietica". ?un parco spaventosamente grande, alla maniera sovietica, grandi statue, celebrazione di un sogno e di un potere, in equal misura. Ma ci?che invece oggi vi viene celebrato ?un potere diverso, che ha annichilito in pochi anni ogni retaggio di quello precedente. Il capitalismo, che ridicolizza ogni altra espressione, svendendola a basso prezzo.
Le bellezze architettoniche del parco, le decine di padiglioni dedicati un tempo ai prodotti dell'economia sovietica, dall'agricoltura alle imprese spaziali, le belle fontane e i viali alberati, sono infestati da merce in vendita e shourma gocciolanti grasso. I militari che un giorno facevano bella mostra di s?stessi tra le celebrazioni del potere, sono stati sostituiti da decine di cinesi, di coreani e di russi stessi, che vendono di tutto, da musicassette anni settanta a divani su ordinazione. Non so che cosa pensare. Il potere che impediva l'espressione della libert?individuale ?appena caduto e gi?gli uomini si affrettano ad essere schiavi di un altro potere pi?sottile. Cadono preda dell'incantesimo di plastica che sta invadendo sempre pi?ogni remoto angolo del mondo trasformandolo in un immagine sbiadita di s?stesso, a cui manca ogni tipo di contrasto. Potrei capire la corsa all'agio, alle comodit?che sono state negate per tanto tempo, al cibo, ma non riesco a capire perch?tutti cerchino solo di assomigliare a tutti senza cercare la propria identit?
Il museo della conquista spaziale ?indicato sulla mia guida (vecchia di qualche anno), come il pi?grande ed eccezionale padiglione, con centinaia di metri quadrati di esposizione sulla storia dell'astronautica. Entro in una stanzetta poco pi?grande di casa mia, decorata in uno splendido kitsch sovietico anni settanta. Rimpiango che non ne rimanga pi?molto. Il tutto ?per?sovrastato da una imponente struttura: un enorme missile d'argento che vola verso il cielo lasciandosi dietro una bellissima scia di metallo. Peccato che la scia sia solida e abbia trattenuto quel missile l?per tutti questi anni senza lasciarlo libero di andarsene via da questo sfacelo almeno lui, ultimo testimone dei tempi passati.

Venerd?23 Giugno 2000
La Freccia Rossa
L'occasione di assaporare la vita dei russi continua a prevalere sul desiderio, pur pressante, di qualche agio e un p?di riposo. Quindi, appena mi si presenta l'occasione di andare a San Pietroburgo per una breve visita, la scelta del mezzo di trasporto cade subito sul treno, seconda classe (sui treni russi, fin dai tempi dell'equalizzante comunismo, sono stranamente sempre esistite ben tre classi), vagone letto.
Insieme a noi, nelle altre due cuccette libere del pulito e comodo scompartimento, si accomodano due godevolissimi personaggi. Il primo ?Alec, rappresentante di un'azienda internazionale di tabacco. Come ogni bravo nuovo russo, si presenta dandomi un biglietto da da visita e inizia a parlare di business. Io riesco a racimolare uno dei miei da qualche parte e glielo d? suscitando in lui un'espressione delusa che non capisco. Dopo poche battute tutto diventa chiaro. Siccome lavoro nelle telecomunicazioni, lui ritiene che tra di noi non ci sia neppure una possilbit?di creare un'opportunit?per fare affari, quindi mi stringe brevemente la mano e fa per mettersi nel letto.
A quel punto per?entra il secondo personaggio. George, un danese dai capelli scurissimi e la faccia da italiano del sud, che lavora da dieci anni tra la Russia e vari altri paesi importando ed esportando legno, pesce e altre merci varie. Conosce dieci lingue, tutte imparate sul campo, compreso l'italiano, assorbito durante un suo rapporto lavorativo con un fornitore di mobili del basso Piemonte. George ?uno di quei personaggi eccezionali che si incontrano in giro per il mondo, scaltro, astuto ma anche semplice e diretto. Senza peli sulla lingua e senza alcun desiderio di apparire quello che non ? Come molti di questi personaggi ha conoscenze in certe organizzazioni politiche e sa tutto della mafia e di come trattare con essa. Ma ne resta fuori. E resta onesto per quanto pu?restarlo.
George riesce a tirare fuori Alec dal suo lettino (forse il legname c'entra con le sigarette pi?di quanto possano entrarci le telecomunicazioni…) e i due iniziano un interessantisimo discorso sulla corruzione russa del dopo-putsch. Le lobby che controllano tutto, la mafia, i politici che hanno cambiato pelle ma che sono rimasti al potere, esattamente dove erano prima, e la fragilit?del sistema bancario russo. Tutte cose che si sanno, ma si sanno dai giornali, dalle sterili pagine bianche e nere di un quotidiano o dalle voci noiose dei commentatori politici. Parlando per un'ora con George ed Alec ho capito il significato pi?profondo che tutto questo pu?avere sul futuro della Russia. Nessuno di loro due era un analista economico, il quale comunque credo non viaggerebbe mai nella seconda classe di un treno russo.

Sabato 24 Giugno 2000
San Pietroburgo
La nostra stanza di albergo ?enorme, i letti sono separati, il che non ci dispiace dopo dieci giorni in un letto singolo senza cuscini. Ad ognuno degli otto piani dell'albergo c'?una dejurnaia che si occupa di ritirare e riconsegnare le chiavi ai clienti. Questa attitudine russa ad esagerare il numero di persone richieste per un lavoro l'ho gi? notata molto andando in giro. Se c'?bisogno di piantare un'aiuola, vengono mandati sei giardineri. Uno guida il camion, uno spala e quattro guardano. Le truppe in giro per la citt?sono formate da tre, quattro soldati che camminano e parlano alle ragazze. Nessuno ?da solo in Russia, e tutti danno il loro contributo, molti di loro solo guardando.
La citt??di quanto di pi?diverso da Mosca ci si possa immaginare. ?sullo stile delle citt?europee nel loro splendore settecentesco, come voluta da Pietro il Grande. Grandi palazzi decorati a stucchi con colori pastello, un'imponente chiesa dalla cupola d'oro e l'Ermitage, un museo di arti visive che non ha uguali al mondo per la grandezza, la quantit?di opere in collezione e la confusione. Tutto questo vive sui bordi di un fiume, la Neva, che rende la citt?vivibile e colorata.
Passiamo solo due giorni a San Pietroburgo, abbastanza per intravedere i ristoranti di lusso con le guardie alla porta, le povere babuske con le mani tese e il proliferare di cambi clandestini e bordelli di gusto pacchiano, costruiti per i turisti e per i nuovi russi, con il rolex d'oro e la BMW dai vetri oscurati. Tutto come nella capitale.

Mercoled?29 Giugno 2000
C'?sempre una fine
C'?sempre una fine a tutto e c'?stata anche per il nostro soggiorno in Russia. Non ? stata una vacanza, ?stato pi?che altro un viaggio e di questo me ne compiaccio. A volte duro, ma sempre vero e sincero, non di plastica e visto da dietro un finestrino. Stanco, provato, ma enormemente felice di non essermi confuso con la massa di turisti, e di avere visto con occhi imparziali ci?che ?la Russia oggi.
Alla fine siamo anche riusciti a vedere il vero cadavere del comunismo, il Lenin imbalsamato che riposa dentro al mausoleo nella Piazza Rossa. Per cinque giorni di seguito avevamo provato ad andarci. Tutto era stato inutile, per i motivi pi?disparati, dagli orari, al brutto tempo. Anche la mia macchina fotografica aveva contribuito: per le guardie era un "big problem" perch?non poteva essere portata all'interno. Sarebbe diventata un "very small problem" se unita a qualche bigliettone verde, ma ho preferito mettermi in coda di nuovo, anche se divertito da questa ennesima dimostrazione dello spirito russo. Abbiamo quindi visto brevemente ci?che rimane del comunismo, sintetizzato in quel corpo disteso, di cui anche l'originalit??messa in dubbio,  illuminato da una brutta luce arancione, e visitato ormai solo da turisti curiosi e annoiati.
L'ultimo pomeriggio l'abbiamo passato alla ricerca del museo di Lenin descritto nella nostra guida come fondamentale per capire l'ascesa del regime. Una volta individuato il palazzo, ci subito siamo resi conto che anche quello era stato "convertito". Ospitava ora le runioni settimnali di un gruppo di vecchi nostalgici del partito e di qualche altra associazione minore. Alle nostre domande insistenti su che fine aveva fatto il museo originale, un soldato ha risposto con un inglese stentato ma un gesto inequivocabile. "Lenin? Museum? Closed", e con un ghigno divertito ha aggiunto: "FOREVER!".


Islanda: ghiaccio e fuoco di Alessandro

AGOSTO 1999: un viaggio in Islanda ?consigliato a coloro che amano la natura, confrontarsi con la sua forza e trascorrere un po' di tempo lontano dal caos quotidiano. Nessuno potr?sottrarsi al confronto con una natura, il cui fascino di bellezza e grandiosit? non ha risparmiato avventurieri del passato o viaggiatori di oggi, nonch?narratori di saghe o scrittori importanti come il Leopardi che ne declama l'assoluta potenza nell'operetta "Dialogo della Natura con un islandese". L'isola offre al viaggiatore paesaggi diversi e contrastanti, alternando lo spettacolo di vulcani fumanti a zone aride e desolate, fino ai ghiacci che dominano il sud del paese. La costa rimane abbastanza temperata e verde per la presenza mitigatrice della corrente del golfo, mentre all'interno sembra di trovarsi in un ambiente lunare, tanto ?vero che gli astronauti delle missioni "Apollo" vennero qua per avere un'idea di ci?che avrebbero incontrato. Spingersi all'interno significa trovarsi a pieno contatto con la natura e questo comporta l'essere pronti a qualsiasi difficolt?e il dover essere totalmente autonomi. Il viaggio che qua proponiamo limita alla sola Landmannalaugar la visita alle zone interne, ma solo per un problema di trasporti e tempo. Per chi ama il fuoristrada e le condizioni pi?estreme consiglio di visitare il vulcano Askja e di percorrere una delle strade battute che tagliano in due l'Islanda. Il nostro viaggio ha in ogni caso permesso di vivere emozionanti esperienze e di rendersi conto di quanto la terra sia viva e potente; l'imponenza di Dettifoss, la cascata pi?grossa d'Europa, la vastit? del Vatnajokull, ghiacciaio immenso, 3?per vastit?nel mondo, i vulcani delle Vestmannaeyjar, la forza di Gulfoss e Geyser. La popolazione locale, ospitale e gentile, trae proprio dalla terra tutto ci?di cui ha bisogno tanto che nelle serre coltivano ogni tipo di frutta e verdura, e centrali geotermiche a basso impatto ambientale sorgono un po' ovunque. Islanda ?per?anche fauna: le balene viste a Husavik, le pulcinella di mare osservate ad Heimaey, l'orca Keiko, ex diva cinematografica, che cerca di riconquistare l'antica libert? i cavalli robusti e le pecore lanose. Chi viaggia in Islanda lo fa quindi per amore dell'ambiente, per interessi geologici o faunistici. Interessante ? per?anche visitare i piccoli villaggi di pescatori e osservare la particolare architettura di case e chiese tipicamente nordiche. La religione pi?diffusa ?la cristiano-evangelista e nell'antichit?l'isola era considerata come un eremo da monaci e religiosi, soprattutto irlandesi. Gli islandesi si proclamano diretti discendenti dei vichinghi anche se non del tutto a ragione; in realt? infatti, qua vivevano agricoltori e commercianti scandinavi, che si pensa abbiano scoperto questa nazione per caso, portati dalle correnti, mentre si dirigevano verso le pi?conosciute Faeroer. Ma gli islandesi rigettarono sempre ogni forma di colonizzazione o monarchia e furono i primi europei ad istituire un sistema governativo parlamentare, vicino Reykjavik nel 930. Nulla pot?fare per?contro la dominazione danese, che dur?fino al 1918, da allora in poi l'isola, vista la posizione strategica, godette di attenzioni inglesi ed americane durante le guerre mondiali e la guerra fredda. Oggi gli unici scontri che vedono presente l'Islanda riguardano la pesca, come la questione della caccia alle balene; per il resto resta un esempio di democrazia e nazione evoluta, in perenne contrasto con una natura violenta, ma anche generosa.

Un viaggio in Islanda, se affrontato con un po' di spirito di adattamento e voglia di scoprire, se il tempo limita al sopportabile le sue ire, ? davvero un'esperienza unica ed emozionante, che lascia a tutti ricordi indelebili ed emozioni intense.

1?giorno: Milano - Keflavik - Reykjavik; aereo/bus; Km 45.

Partiamo da Malpensa con un volo notturno e dopo 4 ore e mezzo siamo gi?in Islanda, ove un freddo pungente ma non fastidioso ci accoglie. Dopo aver cambiato al banco del piccolo aereoporto (il pi?conveniente) saliamo su uno dei numerosi flybus che ci porta in circa un'ora a Reykjavik. La strada attraversa luoghi desolati ed i primi paesaggi sono quasi lunari, mentre la breve notte polare incomincia a lasciare il posto all'alba. Arrivati in citt?non si ha che il tempo per raggiungere il "bed and breakfast" prenotato da casa e riposare per poche ore.

2?giorno: Reykjavik - Hvammstangi; bus di linea; Km 170.

Al mattino abbiamo solo il tempo di ambientarci e di girare per le strade della piccola capitale, che decidiamo di visitare al ritorno. La giornata ?dedicata a raccogliere informazioni presso gli sportelli turistici che ci danno materiale indispensabile ed in abbondanza; intanto presso la sede della linea di trasporti, acquistiamo gli abbonamenti e conosciamo gli orari delle principali rotte, purtroppo non sempre ben coperte. Terminiamo procurandoci il materiale da campeggio e la guida per conoscere le aree meglio servite; nel pomeriggio prendiamo il primo autobus e partiamo verso il nord del paese. Il tempo ?buono, lasciamo la capitale e incominciamo a vedere piccoli paesini che danno sul mare, mentre la costa appare verde e suggestiva. Attraversiamo Borganes* e ci portiamo verso l'interno, lasciando le strade che vanno verso i fiordi del nord - ovest, che non potremo visitare. Arrivati al paesino di Hvammstangi*, che ci appare disabitato, raggiungiamo il campeggio ove siamo gli unici ospiti. Alla sera in un'atmosfera irreale, avvolti dalle nubi basse, ci abituiamo alle fredde serate e ci rendiamo conto di essere in Islanda.

3?giorno: Hvammstangi - Blonduos - Siglufjordur; bus di linea; Km 150.

Lasciamo presto il campeggio e con l'autobus arriviamo a Blonduos**, ove stiamo per una mattinata. Qui camminiamo per il paesino e stiamo un po' sul mare, godendo di un tiepido sole e di una costa che ricorda l'Irlanda; interessante architettonicamente la chiesa a forma di cratere vulcanico. Partiamo quindi per Siglufjordur***, unici passeggeri del bus (non abbiamo mai avuto problemi di affollamento) e arriviamo nel piccolo porticciolo, in pi?guide decantato. Purtroppo le nubi basse non esaltano i colori delle case, anche se il piccolo villaggio di pescatori ?davvero caratteristico e tipicamente islandese. Bella ?la strada, per alcuni tratti sterrata, che porta al paesino.

4?giorno: Siglufjordur - Varmahlid - Akureyri; bus di linea; Km 130.

Al mattino ci alziamo presto nella speranza di trovare il sole, ma le nuvole basse non ci danno tregua e cos?ripartiamo per dirigerci ad Akureyri***, seconda citt?per grandezza e importanza dell'Islanda, sperando in un tempo pi?clemente, visto che la zona dovrebbe godere del clima migliore di tutta l'isola. Sulla strada ci fermiamo a Varmahlid* ove aspettiamo la coincidenza e ci riscaldiamo in un market sorseggiando gratis del caff?caldo. Arriviamo nella citt?e decidiamo di andare in una delle numerose piscine*** comunali islandesi; per gli abitanti del luogo il nuoto ?infatti lo sport nazionale (insieme al calcio), le piscine sono pulitissime, affollate, molto ben attrezzate con scivoli, vasche riscaldate e sauna e stranamente... economiche, a riprova della cultura "natatoria" in questi luoghi diffusa. Rigenerati visitiamo la citt?(per i nostri parametri poco pi?che un grosso paese),le sue strade, le numerose librerie e la chiesa "Akureyrarkirkja*" in stile "geologico", pi?meritevole all'interno che non la particolare facciata. Il clima realmente favorevole fa s?che ad Akureyri vi sia anche in grazioso giardino botanico** con piante rigogliose, provenienti da tutto il mondo: Nuova Zelanda, Spagna, Tanzania... Alla sera andiamo in un pub piuttosto frequentato, soprattutto per l'uscita della gente dal cinema e quindi passeggiamo sul porto, da cui si vedono le luci di una delle citt?pi?vive finora incontrate.

5?giorno: Akureyri - Husavik; bus di linea; Km 70.

Andiamo verso Husavik***, entrando e uscendo dalle consuete nuvole basse; la strada ci offre scorci davvero suggestivi, offrendoci fianco a fianco monti innevati, il mare di un azzurro "glaciale" e fattorie isolate con le caratteristiche impalcature per l'essiccazione delle aringhe. Ad Husavik decidiamo di andare a caccia di balene, ma solo con le nostre macchine fotografiche e cos?ci imbarchiamo su un piccolo peschereccio che porta gli appassionati in mare aperto pi? volte al giorno. La zona, ci dicono, ?molto buona per il whale-watching***, ma anche il panorama vale il freddo patito; riusciamo quindi a vedere esemplari di balene e delfini in quantit? anche se di taglia piuttosto piccola. Dopo due ore e mezzo siamo gi?di ritorno e visto che abbiamo perso il bus proviamo un improbabile autostop, senza alcun risultato. La giornata trascorre comunque bene, visitiamo una chiesetta tipica, nonch?un cimitero caratteristico. Alla sera andiamo alla locale "Esso", tipico luogo d'incontro dei giovani islandesi, ove sorseggiamo caff?e t?al caldo, per poi tornare nel freddo delle nostre tende.

6?giorno: Husavik - Dettifoss - Myvatn; bus di linea, bici a noleggio; Km 180.

Alla mattina partiamo per una delle giornate pi?intense del nostro viaggio. Prendiamo un bus semi-turistico che lungo la strada si fermer?per alcuni minuti nelle numerose localit?di interesse. Il primo stop ?ad Asbyrgi** ove una immensa gola a forma di ferro di cavallo, secondo la leggenda quello di Odino, fa da contorno a laghetti cristallini. Ripartiamo per Dettifoss****, la cascata con la maggior portata d'acqua d'Europa; il bus ci lascia solo per una quarantina di minuti, ma per raggiungere il luogo di osservazione e per una visita completa sarebbe necessario pi? tempo, soprattutto se si vuole raggiungere la vicina cascata di Selfoss***, piccola, ma di straordinaria bellezza. Situata in un canion profondo e tortuoso, Dettifoss impressiona per potenza e spettacolarit? per il luogo incontaminato che le fa da contorno e, se si ha la fortuna di vederla con il sole, lo spettacolo ?reso ancor pi?bello dall'arcobaleno. Attraversiamo tutto il parco nazionale dello Jokulsargljufur**, immersi nella natura, fino ad arrivare, percorrendo una strada non asfaltata, nei dintorni del lago Myvatn; prima di raggiungerlo ci fermiamo a Krafla**, nome di un antico vulcano, di cui oggi rimane un'attiva zona geotermica con vapori un po' ovunque, terra solforosa e il pi?grandioso campo di lava d'Islanda. Arriviamo quindi sul lago Myvatn*** che, vista la giornata bellissima, decidiamo di percorrere per l'intero perimetro (circa 37 Km), noleggiando delle biciclette. I continui sali-scendi mettono a dura prova i nostri fisici, ma il paesaggio offerto vale veramente la pena: distese di pseudocrateri, piccoli monti e residui vulcanici dappertutto, il verde degli isolotti e l'azzurro dell'acqua. La sera, con un tramonto indimenticabile, offre la chiusura ideale a questa intensa giornata.

7?giorno: Myvatn - Egilsstadir - Hofn; bus di linea; Km260.

Tappa di trasferimento per raggiungere il sud del paese. La strada ?comunque interessante ed offre la visione di montagne piuttosto imponenti e un paesaggio veramente desolato ed arido. Dopo un lungo viaggio su strade battute e continui sali e scendi arriviamo ad Egilsstadir**, una delle citt?pi?grosse finora incontrate. La cittadina ?graziosa e ben attrezzata per chi avesse bisogno di scorte alimentari o materiale da campeggio e nei dintorni ?possibile praticare rafting, sia per i principianti che per i pi?esperti. Noi decidiamo per?di potarci verso il sud, visto che ?il giorno in cui l'autobus di linea percorre la strada che passa per i fiordi***. La strada attraversa numerosi piccoli villaggi davvero caratteristici e, costruita su sponde di sabbia nera, ci garantisce un viaggio affatto monotono. Anche il mare, con qualche isolotto e varie tonalit?di azzurro, rende piacevole lo spostamento, fino a quando il cielo si chiude ed arriviamo nella anonima Hofn* immersi nelle usuali nubi basse.

8?giorno: Hofn - Jokulsarlon - Skaftafell; bus di linea; Km 90.

Ci muoviamo da Hofn per portarci sotto quello che, dopo l'Antartide e la Groenlandia, ?il pi?grosso ghiacciaio del mondo: il Vatnajokull. Le ampie distese sabbiose sono il segno del lento, ma costante ritiro del ghiacciaio, che lascia dietro di s?decine di chilometri di detriti. Le spiagge nere, segni di vicini vulcani che si mescolano al ghiaccio con conseguenze tragico-spettacolari, ci accompagnano lungo il tragitto. Arriviamo a Jokulsarlon****, un ampio lago ove galleggiano in uno spettacolo irreale grossi pezzi di ghiaccio, iceberg, che vanno qui alla deriva prima di raggiungere il mare. Le varie tonalit?del ghiaccio e dell'acqua sono spettacolari, ma richiamati dagli stretti tempi delle pause del bus, rinunciamo al giro in barca del lago e, comunque soddisfatti, ripartiamo verso Skaftafell***. Questa ?la base di partenza per i numerosi trekking, pi?o meno impegnativi, per la visita del parco e del Vatnajokull****. Noi ne facciamo uno che ci impegna per circa 6 ore, arrivando fino ai piedi del ghiacciaio e godendo dall'alto della visione dei molti fiumi uscenti dal suo fronte, che dopo chilometri lungo le nere spiagge si perdono per noi all'orizzonte prima che nel mare. Il silenzio regna sovrano e la cascata di Svartifoss***, se pur piccola, risulta particolarissima, viste le eccezionali formazioni basaltiche che la circondano. Alla sera stiamo nel ben attrezzato campeggio, che in ogni modo non appare cos?chiassoso come descritto su alcune guide.

9°giorno: Skaftafell - Landmannalaugar; bus di linea; Km 110.

Decidiamo di rinunciare alla visita di Vik per portarci all'interno ed inoltrarci in zone molto selvagge ed incontaminate. Attraversiamo numerosi fiumi e dopo una rapida visita alla "gola di fuoco", dove un tempo pass?la lava di una violenta eruzione, arriviamo a Landmannalaugar****. Questo luogo straordinario ?circondato da cime variegate, di diverse colorazioni e forme morbide, composte naturalmente da materiale vulcanico come riolite, zolfo e altri minerali. Qua e l?il vapore sprigionato dalle profondit?ci ricorda l'attivit?della zona; compiamo un breve trekking nel vasto campo di lava fino a salire un po' per godere dell'unicit?del paesaggio di questo luogo e per renderci bene conto delle passate eruzioni vulcaniche, osservando il fronte lavico e le gole scavate dai fiumi infuocati. Torniamo nel fangoso campeggio ove anche noi sfruttiamo le risorse della terra, immergendoci in una piscina naturale d'acqua riscaldata; un bagno davvero irripetibile, circondati da monti con ghiacci, tra fumi, lava e profumi di zolfo.

10?giorno: Landmannalaugar - Selfoss; bus di linea; Km 120.

La mattinata ?dedicata a un ultimo bagno e alle consuete foto, nonch?all'asciugatura dei capi bagnati. Riattraversiamo parti desolate ed affascinanti, che chi ama davvero la natura non pu?perdersi, magari compiendo il lungo (tre giorni), impegnativo, ma uno tra i pi?belli al mondo di trekking che va da Porsmork a Landmannalaugar. Superiamo numerosi fiumi e ci troviamo su neri sentieri battuti, che poco hanno delle strade; arriviamo ad un punto di osservazione del il vulcano Hekla, ancora molto attivo, la cui sommit??per?coperta dalle nuvole; non possiamo far altro che proseguire, visto che l'ascesa al vulcano ?lunga (circa 10 ore) ed impegnativa. Ritorniamo sulla strada circolare ed arriviamo a Selfoss**, maggior centro abitato del sud-ovest, che decidiamo di usare come punto di partenza per le visite dei numerosi punti di interesse turistico della zona. La citt?piccola ed ordinata non offre particolari attrazioni, anche se proprio qua abbiamo uno dei pochi incontri con la gente locale, che si dimostra simpatica, aperta ed interessata ai modi di vita dei lontani "Mediterranei".

11?giorno: Selfoss - Geyser - Gulfoss - Selfoss; bus di linea; Km 120.

Partiamo per uno dei pi?classici giri turistici, battuti anche da chi in Islanda ?solo di passaggio. Arriviamo a Geyser***, luogo simbolo dell'isola ove un getto di acqua calda si alza di circa venti metri ogni quattro minuti, mettendo a prova la reattivit?dei numerosi fotografi. Il geyser di oggi ?assai inferiore, rispetto agli 80 metri che nel passato erano raggiunti, ma continua ad essere un'ennesima dimostrazione di forza della natura. Intorno vi sono moltissime sorgenti d'acqua termale colorata, soffioni pi?piccoli e depositi minerari. Altra attrattiva famosissima ?Gulfoss***, a pochi chilometri da geyser; si tratta di una cascata dalla grande spettacolarit? composta da tre diversi salti, con effetti cromatici mutanti al variare della luminosit? Meno incontaminata e potente rispetto Dettifoss, ?possibile visitarla in circa un'ora ed avvicinarsi a tal punto ad essa, da toccare le sue acque. Torniamo a Selfoss, dove pianifichiamo gli spostamenti per i giorni successivi, viste le molte cose da vedere ed i trasporti pubblici non molto efficienti.

12?giorno: Selfoss - Heimaey; bus/nave; Km 45.

Partiamo per il vicino porto di Porlakshofn, da dove ci imbarchiamo per le isole Vestmannaeyjar****, con uno dei due traghetti che fa la spola tra la terra ed Heimaey. Inizialmente volevamo trascorrere sull'isola un solo pomeriggio, ma presto ci siamo resi conto di quanto un'intera giornata fosse gi?poco. Heimaey ?la pi?grande delle 17 isole, tutte di origine vulcanica, l'ultima delle quali emersa solo nel 1963: Surtsey. Arrivando si entra nel porto attraverso una strettoia tra pareti rocciose a dirupo sul mare popolate da variet?di uccelli e rocce laviche dell'ultima, recentissima esplosione dell'isola nel 1973, in cui il materiale fuoriuscito dal cratere si ferm?a soli 175 metri prima di chiudere l'ingresso al porto. Il campeggio ?situato nel cono di un arcaico vulcano, mentre davanti a noi il rossiccio monte fumante e un altro vulcano ormai inattivo ci fanno capire quanto sia unico questo luogo. Attraversiamo un campo di golf in ottimo stato, uno dei pi?settentrionali al mondo, e andiamo a caccia di pulcinella di mare, piccoli volatili colorati, con un becco arancione; ne troviamo in gran quantit? ma per fotografarli ?necessario non soffrire di vertigini, visto che bisogna sporgersi non poco dalle alte scogliere. Dopo circa due ore ci incamminiamo verso il vulcano pi?giovane dell'isola, l'Edfell, che si pu?scalare facilmente seguendo uno dei numerosi sentieri; dopo circa mezz'ora siamo in cima e dall'alto si gode di panorama favoloso: il rosso della recente lava si confonde con il verde acceso dell'isola ed i vapori del suolo ancora caldo danno l'idea dell'attivit?sotterranea presente. Alla sera mangiamo pesce in un ristorantino del luogo, dove, se pur a caro prezzo si possono gustare anche le pulcinella di mare.

13?giorno: Heimaey - Blue Lagoon - Reykjavik; bus di linea; Km 230.

Lasciamo al mattino il porto, passando di fianco al recito ove l'orca protagonista di "Free Willy" viene rieducata per tornare libera; il viaggio dura due ore, la nave piuttosto grossa rende il tutto confortevole, anche se la costa che speravamo di ammirare non ?visibile a causa della foschia. Arrivati sulla terra ferma andiamo verso Blue Lagoon**, rinomato luogo di benessere islandese; il posto ?molto moderno e pulito (anche caro), le acque sono naturalmente caldissime e ricche di minerali vari che, dicono, rigenerino le attivit?corporee. La piscina naturale ? vastissima e molto frequentata, anche se la particolarit?del bagno a Landmannalaugar non ha eguali. Ripartiamo per la capitale, ripercorrendo quella strada che ci aveva portato dall'aeroporto a Reykjavik**. Abbiamo ora una giornata intera per la visita della citt? per le vie della quale gi?alla sera camminiamo infreddoliti.

14?giorno: Reykjavik.

Per visitare la citt??possibile usufruire degli autobus cittadini, oppure anche a piedi ci si pu?spostare da una parte all'altra. Il traffico, rispetto ai nostri parametri, ?sopportabilissimo e le vie sono in ordine. Iniziamo dall'edificio pi?in vista, la chiesa imponente del 1974 Hallgrimskirkja**, che con la sua architettura particolare e molto nordica pu?o meno impressionare; l'interno piuttosto spoglio merita comunque una visita. Particolari monumenti o musei di rilievo non ve ne sono e la cosa pi?piacevole ?passeggiare tra negozi di maglioni e giardini tenuti con estrema cura. Bello ?il porto, interessante ed originale il municipio* in stile postmoderno situato nei pressi di un laghetto artificiale, a nord della citt? Per gli amanti degli eventi storici si pu?visitare la casa Hofoi in cui avvenne il primo incontro ufficiale Usa/Urss tra Reagan e Gorbaciov.

Il centro*** ?piccolo e raccolto e la sera, soprattutto di venerd?e di sabato, si anima di gente e di ragazzi, che frequentano nelle numerose discoteche e pub; in queste occasioni, anche grazie all'alcool, la gente appare tutt'altro che fredda ed ?molto facile conoscere persone e trascorrere una piacevole serata. Per una visita soddisfacente della citt??sufficiente mettere in preventivo due giorni pieni.

15?giorno: Reykjavik - Keflavik - Milano; bus/aereo; Km 45.

Il giorno dopo riordiniamo le cose e con un flybus, sul quale riprendiamo malvolentieri contatto con i nostri connazionali, raggiungiamo il piccolo aeroporto, da dove con un volo pomeridiano lasciamo quest'isola fantastica. Io e i miei compagni di viaggio: Jacopo, Filippo, Andrea, Cesare e Paolo ce ne andiamo con un'infinit?di ricordi ed emozioni e non possiamo che consigliare a tutti gli amanti del "viaggiare per conoscere" una tappa in Islanda.

Alessandro


Moscenka Draga in Croazia di Luca

Moscencka Draga si trova in Croazia nel golfo del Quarnaro a pochi chilometri da Abbazia ; dall'Italia si raggiunge dopo cirka 75 Km attraversato il varco di Pesek  procedendo in direzione Fiume/Abbazia e successivamente Lovran. Ricorda la Liguria, con i suoi paesini  arroccati attorno al piccolo porto di pescatori. Due sono i principali alberghi il Marina e il Meditarraneo; le strutture si equivalgono e parte dei servizi sono scambiabili, io, avendo una figlia piccola, ho scelto il primo dotato di ampi spazi e di due piscine una delle quali per bambini. In paese c'? un campeggio e la possibilit?di affittare camere con bagno o piccoli appartamenti. L'Hotel Marina, costruito alla fine degli anni 60 ha sicuramente un ottimo rapporto qualit?prezzo, la sistemazione in media stagione con trattamento di mezza pensione costa sulle 50000 lire, le camere sono spaziose in particolare quelle con il balcone, le altre sono un p?sacrificate, le migliori sono quelle fronte mare o sulla piscina. Il punto forte ?sicuramente la colazione, di gusto nordico a cui non manca nulla 10 e lode allo yogurt naturale, la cena richiede un minimo di adattamento. La spiaggia, libera,   inizia a pochi metri dall' albergo  ?in ciotoli per circa 150/200 mt. poi dopo una serie di calette per 500 mt. vi ?una seconda area in ciotoli per altri 100/150 mt. proseguendo poi con altre piccole calette; il tutto costeggiato da una strada pedonale alla fine della quale parte una lunga scalinata che raggiunge un'antico borgo a circa 175 mt. di altezza dal quale si gode uno stupendo panorama.. A chi consiglio questa localit? A chi ama la tranquillit? non ci sono auto, costrette a rimanere fuori dal paese, eccetto quelle di servizio, a chi ama il fascino della spaggia libera a chi deve fare i conti con il portafoglio a chi non dispiace passeggiare a chi ama il buon pesce alla griglia. Come spesso accade in Croazia i ristoranti sono numerosissimi e ve li consiglio tutti in particolare Benito, Jhonson e Villa Rubin, per un pranzo di pesce 1?qualit? circa 40/50.000 lire, molto meno per la carne o un piatto di calamari, ottimo il pollo del buffet vicino ala pizzeria dell'Hotel Marina ma prenotatelo la mattina perch?per circa 10.000 lire va a ruba. La spiaggia ?sicuramente molto affollata in particolare ad agosto ed il fine settimana; vi consiglio di scegliere la seconda spiaggia di ciotoli, di occupare un posto all'inizio e vicino al mare perch?le colline alle spalle portano ombra presto, se amate rimanere da soli catapultatevi la mattina presto in una caletta sistemate le vostre cose e buon bagno. Le ultime righe le voglio dedicare a Villa Rubin;  un piccolo albergo ristorante lontano dall'abitato costruito a pochi passi dal mare. La cucina ?ottima  ma forse ?la sera il momento pi?bello quando, seduti in terrazza sorseggiando una grappa, tra le barche dei pescatori, si scorgono le luci di Fiume in lontananza, la spiaggia ?deserta e avrete la sensazione che i villeggianti, cos?numerosi e variopinti con i loro ombrelloni multicolori non torneranno mai pi? lasciandovi solo in questo piccolo paradiso. Luca


ritorna sommario

 

 

 

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